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Il regionalismo differenziato non è quello proposto dalle regioni del Nord, va collocato in una nuova stagione del ruolo dello stato centrale quale regolatore degli interessi generali del paese nella nuova dimensione di un’Europa non solo economica ma politica e sociale nel rispetto delle regole costituzionali. Deve essere l’occasione di un patto di cittadinanza rinnovato, dove il mezzogiorno e i nuovi bisogni sociali sono messi al centro.

Un nuovo contratto sociale all’insegna del recupero di efficienza e di un regionalismo differenziato in forma lucana, generoso e comunitario che recupera efficienza amministrava, razionalizza le risorse esistenti, trattiene direttamente parte del gettito fiscale generato dalle estrazioni petrolifere, riequilibra il trasferimento per investimenti in infrastrutture e servizi, affronta la povertà, garantisce parità di servizi quantitativi e qualitativi.

Quello della Basilicata è una risposta all’Autonomia differenziata dell’egoismo, quello del “prendo tutto io”, del “facciamo da soli perché sappiamo noi come si fa”, quello che ancora guarda al Mezzogiorno come luogo dello spreco e della corruzione. Regionalismo differenziato usato come una scure per tagliare i fragili fili della coesione nazionale, frutto del rancore, strumento di rivalsa contro il Paese per le risorse che da anni al sud si sprecano.

L’Autonomia Differenziata non si fa per decreto ma è un percorso che va attuato senza fretta con il coinvolgimento dell’intera comunità lucane. Le materie che potranno essere oggetto di regole differenziate in Basilicata sono: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle regioni; tutela e sicurezza del lavoro; tutela della salute; governo del territorio; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Nel rispetto dell’art. 5 Costituzionale, degli articoli 116, comma 3, 117 e 119, sarà opportuno valutare per alcune materie un regionalismo differenziato che risponda alla necessità di riorganizzare i servizi pubblici e rendere più esigibili i diritti di cittadinanza in una regione che presenta bassissimi indici di densità demografica. Le attuali regole vanno modificate e migliorate a favore del mezzogiorno. Quello su cui si sta discutendo favorisce solo le regioni del nord per cui va rivisto con un coinvolgimento più diretto anche delle regioni del Sud.